Ma cosa devono leggere i vostri occhi? Il pioniere dell’astrattismo è Vasilij Kandinskij! Lo sanno tutti quelli che hanno studiato un minimo di storia dell’arte. E invece no, cari lettori. In realtà è stata Hilma af Klint la prima artista a realizzare un’opera astratta nel 1906. Esattamente. Ben quattro anni prima del famoso acquerello astratto di Kandinskij. Ma non voglio mica darvi degli ignoranti con questo post, personalmente ho studiato arte per cinque anni all’università e non ne avevo mai sentito parlare fino a qualche giorno fa. Perché? Perché questa artista non compare in nessun libro di storia dell’arte ed è rimasta sconosciuta per moltissimo tempo. Questa volta, però, non è colpa del sessismo, è stata la volontà dell’artista. Hilma ha nascosto le sue opere astratte per tutta la vita e, all’interno del testamento, ha espresso il desiderio di non renderle pubbliche per la bellezza di vent’anni dalla sua data di morte. Una Vivian Maier della pittura, insomma. Un giorno si è svegliata e ha deciso bene che dovevo scoprire all’età di (quasi) trent’anni che la mia vita è una bugia. Io ho avuto voglia di recuperare cercando qualche informazione. Va anche a voi di scoprire qualcosa in più?

Hilma nasce in una ricca famiglia svedese e ha la fortuna di rincorrere i suoi sogni. Studia inizialmente all’Istituto tecnico di Stoccolma e poi, a vent’anni, viene ammessa alla Royal Academy of Fine Arts; qui si laurea col massimo dei voti, vincendo anche una borsa di studio. Negli anni accademici sviluppa un forte interesse per la botanica e la natura in generale e le uniche opere che espone sono proprio quelle con soggetti paesaggistici e naturalistici. Un evento, però, cambia radicalmente la sua vita, il suo pensiero e il soggetto principale dei suoi dipinti: nel 1880 muore tragicamente sua sorella minore, Herminia ed è così che Hilma comincia a interessarsi anche alla dimensione spirituale.

Nel 1896, con altre quattro artiste donne, fonda Le Cinque, un gruppo che si riunisce per una diversa interpretazione del Nuovo Testamento, fare meditazione, pregare e tentare delle sedute spiritiche. Ed è attraverso questo lavoro preliminare con Le Cinque che già nel 1896 Hilma sviluppa un tipo di disegno sperimentale, detto automatico (perché dettato dai frutti della meditazione), che la avvicina alla geometrizzazione delle forme e, progressivamente, all’astrattismo di cui sarà l’inconsapevole pioniera. Per le sue sperimentazioni, al contrario degli astrattisti più conosciuti, Hilma utilizza delle tele molto grandi, anche due metri per tre, che fissa per terra (come Pollock) e sui cui lavora energicamente, alla faccia del suo metro e cinquanta di altezza.

La serie di opere più importante dell’artista è senza dubbio Dipinti per il tempio, 193 quadri astratti realizzati per decorare un’architettura composta da cerchi concentrici mai realizzata e di cui lei stessa ignora il significato; ma soprattutto commissionata da un mecenate che è un’entità spirituale, Amaliel. Ogni tela è carica di simboli: i colori rappresentano nel giallo il maschile e nel blu il femminile, la lettera u simboleggia lo spirito e la w il materiale; ogni dipinto è collegato all’altro da una rete di rimandi che ne fanno un’unica grande opera.

Convinta che la sua arte non verrà capita per i vent’anni successivi alla sua morte, lascia la sua intera produzione (di 1200 dipinti e 125 taccuini) al nipote, con la raccomandazione di non aprire le scatole che la contengono. Quando alla fine degli anni Sessanta l’eredità rivela il suo contenuto, le opere di Hilma vengono donate al Moderna Museet di Stoccolma che però le rifiuta. Solo nel 1986 si comincia a comprendere il valore della sua arte che viene finalmente esposta a una mostra tenutasi a Los Angeles. Ancora oggi persiste per Hilma af Klint un amore e odio: è stata esposta nel padiglione centrale della Biennale di Venezia del 2013 ma rifiutata dal catalogo del MoMa di New York. Recentemente, però, la regista Halina Dyrschka ha realizzato un docu-film sulla figura dell’artista svedese intitolato Beyond the Visible. Speriamo sia la volta buona che tutti vengano a conoscenza della sua arte e che la comprendano.
Nell’immagine d’intestazione: Dalla mostra Hilma af Klint. A pioneer of Abstraction. Kumu Art Museum, Tallinn (13.03-07.06.2015) | 1915, The Swan (No.17) (photo: Alessia Scuderi)